Il brigante Taccone, evocando un’epoca di miti, fughe e fucilate - itMatera

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LO SAPEVI CHE MEMORIA

Il brigante Taccone, evocando un’epoca di miti, fughe e fucilate

Il brigante Taccone - Basilicata Da Scoprire in foto

Il brigante Taccone, è un personaggio leggendario che fa parte del tessuto storico di questa terra lucana. L’Italia moderna non solo non esisteva, ma era lontana dall’essere immaginata.

Il brigante Taccone

Nel centro sud, si scorrazzava in lungo in largo per monti e fitte boscaglie, e il nascondersi andava di pari passo con l’essere inseguiti. I briganti sapevano di essere pendagli da forca e sovente con l’invenzione della fotografia, si mettevano in posa con le compagne, brigantesse anche loro. Oppure in modo macabro si esponevano i corpi dei briganti uccisi, davanti alla macchina del fotografo. Il mitico Taccone, non fu solo un “malandrino”, ma partecipò anche ai moti antinapoleonici della terra lucana degli inizi dell’800.

Il brigante Taccone - Brigantessa Che Muore in strada

Ebbe il coraggio non scontato di costituirsi e ottenne l’amnistia. Rientrò al proprio paese e trovò un posto da mugnaio. Taccone però ben presto riprese la lotta contro i francesi e i notabili che li sostenevano in loco. Divenuto capo di una banda di 300 briganti, sparse e diffuse il terrore con saccheggi e grassazioni, proclamandosi “Re di Calabria e Basilicata”.

Il brigante Taccone Re di Calabria e Basilicata

Era quella la sua vera vocazione. A quell’epoca e così continuò per molto tempo, le bande dei briganti erano composte principalmente da persone di umile estrazione sociale, ex soldati dell’esercito delle Due Sicilie ed ex garibaldini, tra cui vi erano anche banditi comuni. Molti sono stati i briganti noti alle cronache e di loro si favoleggiava la sera davanti ai camini per spaventare i bimbi.

Il brigante Taccone - Foto di un brigante

Taccone non era da meno, sembrava non avere paura di niente e sembrava non temere nemmeno la forca. L’episodio più noto della sua attività brigantesca accadde ad Abriola nel 1809, dove la sua banda di briganti assaltò il castello. Taccone sterminò tutta l’intera famiglia dei baroni Federici. Eppure uno dei figli, Carlo, riuscì rocambolescamente a sopravvivere. Il governo francese pose una taglia di 1000 ducati sulla testa di Taccone, che era carne per il boia.

Carmine Donatelli detto Crocco

I francesi inviarono una punta di diamante, ovvero il generale Charles Antoine Manhès, per cercare di stanare e fermare le scorribande della banda del brigante lucano. Infine, catturato, Taccone subì la condanna a morte tramite impiccagione a Matera nel 1810. Con quell’atto finiva un’epoca, ma anche un periodo di terrore. Molti altri briganti scorrazzarono per il centro sud, come sempre il lucano Carmine “Donatelli”, detto Crocco, originario di Rionero in Vulture.

Il brigante Taccone - Foto Originale del dipinto

Crocco riuscì a radunare sotto il suo comando circa duemila uomini, un numero notevole per l’epoca. Imperversarono non solo in Basilicata, ma anche in Campania, Molise e anche Puglia. Aveva dei luogotenenti ovviamente e tra i più noti c’erano Ninco Nanco e Giuseppe Caruso. Grazie alla sua profonda conoscenza del territorio, il generale Crocco riusciva a sfuggire facilmente alle guardie. La boscaglia e le grotte naturali erano il suo regno.

Abbazia di San Michele

Naturalmente anche molti pastori e contadini, conoscevano queste grotte, ma spesso per paura non parlavano. Ade esempio nei pressi dell‘Abbazia di San Michele, che sorge sulle rive dei Laghi di Monticchio, sono raggiungibili alcune di queste famigerate grotte. Dopo una percorrenza di poche centinaia di metri, su una morfologia del terreno impervia e con qualche difficoltà, superando un dislivello di circa 100 metri, si arriva ad ammirare un paesaggio straordinario e molto suggestivo laddove, solo mezzo secolo fa, nidificava l’aquila reale.

Il brigante Taccone, evocando un’epoca di miti, fughe e fucilate ultima modifica: 2023-11-02T09:40:48+01:00 da simona aiuti

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