“Un italiano”, questo è il titolo del libro che racconta uno dei momenti più significativi della carriera del generale potentino Figliuolo; almeno quella parte che ci riguarda molto da vicino. Si tratta di un testo che potremmo definire, scritto a quattro mani, con il noto giornalista Beppe Severginini. A dire il vero, potemmo anche definire i due, “la strana coppia”, così diversi tra loro, eppure con importanti punti di contatto, per aver “partorito”, un libro insieme.
Un italiano
Il tutto nasce dalla voglia del generale, che ha macinato chilometri in lungo e in largo per tutta l’Italia, per ottimizzare la campagna di vaccinazione, di mettere nero su bianco la storia che ha vissuto. Figliuolo a quanto pare, desidera lasciare una traccia del suo passato recente, che di fatto resta epocale. Ha voluto raccontare quello che ha cercato di fare per l’Italia durante l’emergenza sanitaria generata dalla pandemia globale che ancora condiziona le nostre vite.
Non poco importante è l’essere un alpino; qualcosa che il generale ha nel cuore fin da ragazzo, quando era al liceo. L’opera è nelle librerie da pochi giorni: edita da Rizzoli, si presenta come un dialogo con il giornalista Beppe Severgnini che ha raccontato sicuramente una delle figure più importanti e mediatiche della pandemia da Covid-19. Dobbiamo fare un passo indietro, al 1° marzo 2021, quando l’Italia era nel pieno dell’emergenza. Era indispensabile far decollare la campagna vaccinale.
Francesco Paolo Figliuolo
Così la presidenza del Consiglio ha scelto come commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 un generale degli alpini. E’ stato così che gli italiani hanno imparato a conoscere Figliuolo, la sua immancabile divisa e il suo cappello con la penna nera. Come si addice ad un militare, Francesco Paolo Figliuolo non ha mai parlato di sé. Ora lo fa, vicino alla scadenza del mandato. Dice di voler lasciare una traccia, semmai avrà dei nipoti, affinché possano leggere queste pagine di storia, raccontate dal diretto interessato.
Emerge il profilo di “un ragazzo meridionale” che, dopo l’Accademia militare di Modena, segue il consiglio del colonnello che comandava il distretto della sua città. “Francesco, tu devi andare in artiglieria da montagna, perché lì si fanno le cose seriamente. E poi noi di Potenza siamo montanari.” Come commissario e coordinatore della campagna vaccinale, Figliuolo ha puntato su serietà, competenza, buonsenso e precisione.
Un italiano, commissario straordinario per l’emergenza Covid-19
Ha agito cambiando strategia se la situazione lo richiedeva. Da buon militare, senza mezzi termini, Figliuolo ha affermato che nella sua, come in qualsiasi altra professione, se uno passa il tempo in televisione o a rilasciare interviste, come può lavorare?
Ora però è il momento di raccontare. Tuttavia, quando l’editore ha avanzato la proposta, il non essere scrittore, lo ha fatto esitare. Pensava di non poter trasmettere al meglio i concetti, senza rischiare di essere autocelebrativo o di usare un linguaggio troppo tecnico. Così ha pensato di chiedere aiuto a Beppe Severgnini; avendo letto alcuni suoi libri e molti articoli e quindi avendo stima di lui. Di Severgnini gli piacciono la pulizia del linguaggio, la capacità di sintesi e l’ironia. Infine, possiamo dire che potrebbe essere interessante leggere il percorso di un uomo che ha interagito prima in Kosovo, in Afghanistan al Comando logistico dell’Esercito e poi contro il Covid.
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