La Quaremma materana è un’antica e particolare tradizione che sopravvive ancora in alcuni centri del materano, e non è strano che si veda, proprio a Matera, il materializzarsi di questa peculiarità. Questa tradizione, seppur vetusta, è ancora molto cara a tanti materani, ragion per cui, non è inusuale, girare per le vie e i vicoli, e notare delle bambole un po’ particolari, appese e ciondolanti come se camminassero sui fili del bucato. Si tratta di pupazzi simili a pigotte d’antica memoria che stanno sospese davvero a dei fili, appese ai balconi, e si espongono durante la Quaresima: da ciò il nome Quaremma!
La Quaremma materana
Passeggiando per i vicoli e le strade dei Sassi, si possono ammirare queste figure per alcuni un po’ strane, ma tuttavia amate dai locali. La Quaremma non è altro che una bambola artigianale, una pupa fatta a mano, un po’ cenciosa e imbottita di paglia.
Questa sorta di pigotta molto grande, tuttavia, raffigura una vecchietta vestita di nero, un po’ dimessa e bruttina. La vecchietta generalmente ha sempre il fuso per filare, e può essere appesa anche seduta su una seggiola. Questa “donnina” rappresenta un po’ l’austerità, e il termine “Quaremma” probabilmente deriva dal francese “Careme”. Il riferimento è alla moglie di “Carnevale” o “Carnevalone”, ed è vestita da vedova, poiché in alcuni centri il marito è bruciato nel rogo. Finisce il Carnevale e con lui la baldoria, gli stravizi: inizia la Quaresima.
La Quaresima nella tradizione
Le celebrazioni tradizionali della Quaresima, risalgono circa alla metà del II secolo d.C. A quell’epoca il periodo durava un mese e mezzo; si svolgevano vari riti che la differenziavano nettamente, per austerità, dalle altre festività religiose. Il Mercoledì delle Ceneri segnava, come accade ancora oggi l’inizio della Quaresima, che era detta “Quadragesima”; periodo di quaranta giorni ad uno stile di vita molto morigerato.
Tutto il periodo era riservato alla moderazione, al ritiro spirituale, alla penitenza, e alla purificazione non solo della carne, quindi del corpo, ma anche dell’anima. La Quaresima si concludeva, come accade oggi con il giorno di Pasqua, che si attendeva con più trepidazione, poiché si scioglievano le campane. Tutto era sotto l’egida della Chiesa. Dal ciclo dei quaranta giorni di penitenza, nacquero alcuni termini come Carnevale, dal latino “carnem levare”, ovvero eliminare la carne, e il “Martedì Grasso”, corrispondente con l’ultimo giorno di carnevale, in cui si può mangiare “grasso”.
Il mito di Cloto, la filatrice
Quindi, la “Quaremma” materana austera e vestita di nero, rappresenta un po’ il digiuno, e la penitenza quaresimali. Talvolta accanto a questa bambola di paglia, si appendono anche sette piccoli fantocci più piccoli al suo fianco. Si tratta dei figlioletti della Quaremma, che simboleggiano le sette settimane della Quaresima. Taluni riconducono la Quaremma alla mitologia greca identificandola con “Cloto”. Ella era una delle tre Parche, dal greco Klothes, la filatrice.
Cloto, infatti, era la Parca che teneva in grembo la conocchia, per filare il destino degli uomini. Non esistono nozioni certe al riguardo, tuttavia la bambola impagliata del materano, sicuramente è la rappresentazione del periodo quaresimale. In alcune località del Meridione, il Sabato Santo, il fantoccio della Qaresima viene bruciato sul rogo, per distruggere e scacciare con forza la fine delle penitenze e l’inizio di un nuovo periodo di abbondanza.